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Spazi di relazione e di identità, luoghi di erranza e disorientamento, le nuove città portano i segni delle trasformazioni morfologiche e simboliche che le hanno attraversate nel corso degli ultimi due secoli. Gli spazi urbani contemporanei hanno ampliato i loro confini, che si mostrano sfrangiati e mutevoli come i profili delle nuvole. Le città assumono l'aspetto di corpi discontinui, in cui la molteplicità costituisce il limite dello sguardo, il suo punto di fuga paradossale. Nelle voci più originali della narrativa contemporanea la dissoluzione degli spazi contagia il tessuto stilistico e i movimenti di definizione delle forme: Gadda, Delfini, Pasolini, Calvino, Celati, Testori, Benati colgono in anticipo sui tempi il nucleo simbolico delle trasformazioni subite dalle città. Sotto lo sguardo degli scrittori e dei fotografi le forme armoniche degli antichi centri urbani esplodono in scenari imprevedibili e a loro modo suscitatori di moti d'eccitazione. Una scrittura rarefatta, porosa, attraversata dal vento traccia nuovi punti di orientamento: visioni in dissolvenza danno forma all'immaginario delle nuove città.